Avete mai pensato a come
sarebbe ambientare una sparatoria nello spazio? Probabilmente no, ma se
l'avete pensato sappiate che c'è qualcuno che non solo vi ha preceduto,
ma ha anche reso questa fantasia in maniera decisamente appassionante.
E chi poteva essere, se non gli sviluppatori di Infinity Ward, che da
dieci anni a questa parte danno vita alla serie di sparatutto più famosa
del mondo, “Call of Duty”? Bene, se finora si erano spinti ai limiti
dell'umano, con esplosioni atomiche e scene di guerra folli e
spettacolari, con il nuovo episodio, “Call of Duty: Ghosts”, quel limite
è stato ampiamente superato. No, i fantasmi in senso stretto non
c'entrano niente. Con il termine “ghosts” si si fa riferimento a una
speciale squadra di soldati, in grado di mimetizzarsi e compiere le
missioni più pericolose. Quel che semmai è davvero sovrannaturale sono
le missioni stesse in cui il giocatore viene catapultato. Si va dallo
spazio siderale, in cui bisogna respingere l'invasione di una stazione
spaziale, fino alle profondità degli abissi marini.
L'elemento costante è però la spettacolarità. La saga di Call of Duty ha
passato, negli anni, diverse fasi. Si è andati dalla cruda realtà della
Seconda Guerra Mondiale alla verosimiglianza di “Modern Warfare” e
“Black Ops”. Ora con “Ghosts” si è arrivati a un livello che solo i più
famosi film d'azione hollywoodiani avevano raggiunto prima d'ora:
praticamente non c'è una sequenza che non termini con un'esplosione
gigantesca, il livello delle scenografie è degno dei kolossal più
esagerati. Insomma, se i primi “COD” lasciavano nel giocatore il gusto
amaro della guerra vera e propria, ora, fra un'apocalisse di fuoco e
un'altra, un sorriso ci scappa. Ma l'assurdità di ciò che accade sullo
schermo sarà probabilmente ben accetta dai fan della serie, che anche in
questo caso troveranno nel titolo più famoso di Activision pan per i
loro denti. Anzi, per i loro fucili.
A dir la verità, il fulcro del gioco resta sempre un continuo tiro a
segno con le armi più varie, più strane e più moderne contro frotte
infinite di nemici un po' scemi e mediamente semplici da abbattere. La
modalità “campagna” è soddisfacente, e riserva delle sequenze davvero
notevoli, fra cui quella in cui ci si arrampica con delle funi su un
grattacielo di Caracas. C'è sempre un “antagonista” da sconfiggere,
nella parte dei buoni ci sono sempre gli americani e in quella dei
“cattivi” sempre i russi o i sudamericani. Però la squadra Ghosts
esercita il suo fascino, e le maschere che indossano i soldati sono un
vero colpo di stile.
Ma ogni vero giocatore di “Call of Duty” sa che il punto di forza di
questo videogame è nel multiplayer. È quello che garantisce ore e ore di
gioco potenzialmente ininterrotto, ed è lì che il veterano si distingue
dal pivello. In “Call of Duty: Ghosts” una delle novità è proprio qui:
esistono una decina di diverse modalità di gioco online, che vanno dal
classico “Deathmatch a squadre”, in cui due formazioni si fronteggiano
senza troppi fronzoli, ad altre varianti più complesse, fra cui la nuova
“Extinction”, nella quale quattro giocatori combattono insieme per
respingere un'invasione aliena.
Insomma, ce n'è per tutti i gusti. L'importante è che vi piacciano gli
sparatutto, e che siate disposti per questo a guardare con simpatia alle
“americanate” che si susseguono nel corso del gioco. Anche perché
comunque l'adrenalina è assicurata.
Il gioco è uscito lo scorso 5 novembre ed è stato pubblicato per Pc, Wii
U, Play Station 3 e Xbox 360 (lo abbiamo provato in quest'ultima
versione), ma è molto atteso, il prossimo 29 novembre, anche per Xbox
One e Play Station 4 (pare renda meglio sulla nuova console Sony).
Certo, è evidente che il problema principale che si pone agli
sviluppatori di Call of Duty è dover unire la necessità di sfornare un
titolo all'anno (che raccoglie sempre grandi numeri in quanto a
vendite), a quella di proporre ogni volta qualcosa di nuovo. In “Ghosts”
si è ricorso anche all'utilizzo di un cane. Proprio così, un pastore
tedesco che si comporta e che combatte praticamente come un umano, anzi
meglio, e che è controllabile direttamente dal giocatore. Ora capite
perché lo abbiamo definito “disumano”?
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